Il Cascinale in vacanza a Bormio

Come per gli scorsi anni a Dronero nel Cuneese e ad Arabba in Trentino, anche quest’anno, il Cycling Tean Il Cascinale, ha deciso di organizzare quattro giorni di escursioni in bici da corsa in montagna.

Abbiamo deciso di soggiornare a Bormio, ottimo punto di partenza per affrontare le mitiche salite che hanno fatto la storia del Giro d’Italia, con uno sfondo tra i più belli che l’Italia possa offrire.

Tutti gli amici del Cycling Team Il Cascinale, che vogliono aggregarsi con noi, sono ben accetti, prego contattarci via email per l’organizzazione.

Il programma, ancora in fase di definizione, prevede:

Sabato 11 agosto

Partenza da Mornese e Gavi ore 6:00 circa.

Destinazione Bormio e 1° giro in programma.

Passo dello Stelvio.

Domenica 12 agosto

Passo Gavia.

Lunedì 13 agosto

Valico S. Cristina e Passo Mortirolo.

Martedì 14 agosto

Forcola di Livigno e Passo Foscagno.

Ritorno a Gavi e Mornese.

Una vacanza su due ruote

1° giorno

Partiamo regolarmente alle sei di mattina, un pò assonnati, ma con la felicità che stà per sbocciare, perchè stiamo per partire per la nostra vacanza, con i nostri amici e la nostra beneamata bicicletta.

La destinazione è Ovaro, fuori rotta rispetto alla sistemazione finale, ma vogliamo onorare il Monte Crostis, che il Giro d’Italia ha tagliato per motivi di sicurezza, ed affrontare il “Re” Monte Zoncolan.

Il viaggio in macchina è lungo, le soste necessarie, e un pò di traffico ci rallenta sulla tabella di marcia.

Arrivati ad Ovaro, ci cambiamo in fretta e furia, emozionati come dei bambini e partiamo in direzione di Tualis per affrontare l’inedito Monte Crostis.

La salita è molto impegnativa, i cartelli rosa del Giro d’Italia ci tengono aggiornati sulle pendenze e sui km percorsi, le scritte sull’asfalto lamentano il mancato passaggio del Giro come ferite che si devono ancora rimarginare, ma per quello che serve Il Cascinale è felice di essere quà per onorare questi luoghi.

La strada si inerpica su per il bosco come una mulattiera, a bordo strada gli innumerevoli funghi porcini ci osservano, o meglio noi osserviamo loro come se non ne avessimo mai visti così tanti e soprattutto di quelle dimensioni, ma soprattutto la totale assenza di macchine rendono questo paesaggio quasi irreale.

La salita ci coglie di sorpresa, forse non pensavamo fosse così dura, con pendenze sempre attorno al 10% e nonostante gli ultimi tre km siano ancor più impegnativi, quando il bosco lascia lo spazio alle praterie di montagna, si è ripagati con una vista magnifica su di uno scorcio delle alpi Giulie.

Una volta arrivati in vetta al Crostis, a 1934 m di altezza, ci siamo trovati di fronte ad un caratteristico sterrato in falsopiano, e qui abbiamo avuto un inconveniente, abbiamo forato, niente di preoccupante se non che nella fretta di scaricare le bici dalla macchina abbiamo dimenticato di riattaccare le pompette al telaio e quindi ne siamo sprovvisti.

Dopo un attimo di smarrimento, dovuto al fatto che per km non abbiamo incrociato nessuno, appare in lontananza un gruppetto di escursionisti a piedi, che nell’avvicinarsi ci domanda se abbiamo perso una pompetta…, questa fortuna sfacciata ci permette di continuare senza perdere altro tempo prezioso.

Finisce lo sterrato e ci buttiamo nella stretta e tortuosa discesa, l’asfalto in alcuni tratti è nuovo e comunque in buone condizioni, ci sono tantissime protezione sulle curve e sui ponticelli, ma la cosa importante è scendere con il cervello e non con il cuore.

Non entriamo in discussione, ma penso che ci sono tante altre discese pericolose, forse il vero motivo per cui la discesa è stata annullata deve essere letto in un contesto ben più ampio…

Siamo nuovamente ad Ovaro, e ahimè siamo in ritardo sulla tabella di marcia, decidiamo con rammarico di affrontare solo i primi km dello Zoncolan, e nell’avvicinarci alla salita le innumerevoli scritte sull’asfalto e i cartelli sui terrazzi, “Lasciate ogni speranza o voi che entrate”, ci avvisano sulla difficoltà.

Lo striscione all’ingresso della salita “La porta per l’inferno” è l’ultimo avvertimento, ma forse non rende ancora l’idea, e anche se abbiamo affrontato solo un paio di km, posso assicurarvi che sono veramente micidiali, a tal punto che nel girare le spalle alla salita per tornare indietro, cadiamo per l’estrema pendenza, come bambini alle prime armi, quasi come se fosse una punizione per aver abbandonato l’ascesa, ma non è un addio, è solo un arrivederci.

Siamo veramente in ritardo, dobbiamo ancora arrivare ad Arabba, e come se non bastasse dopo quasi un ora di auto ci troviamo in una strada di montagna senza sbocco, vatti a fidare del tomtom, torniamo indietro, avvisiamo l’hotel e alle nove di sera finalmente arriviamo.

L’ospitalità riservataci è totale, abbiamo ancora la cena prenotata che ci aspetta e il servizio è ottimo.

2° giorno

L’hotel, che finalmente riusciamo a vedere con la luce del sole, è decisamente bello, situato al centro della piazza di Arabba, in posizione tale da non farci toccare più la macchina per le nostre uscite in bici. Manco a dirlo predispone di garage per le bici, sauna e idromassaggio, e l’offerta riservataci per mezza pensione è decisamente conveniente.

Con tutta calma e tranquillità partiamo in direzione Caprile per affrontare l’ascesa del passo Fedaia, passiamo per i Serrai di Sottoguda, una profonda gola con delle numerose e spumeggianti cascatelle, uno spettacolo della natura imperdibile, reso famoso dal passaggio del Giro d’Italia.

Superati i Serrai affrontiamo il durissimo rettilineo di Malga Ciapela con gli interminabili tre km al 13% di pendenza, ma anche i successivi tornanti sono molto duri, fino ad arrivare in cima al lago Fedaia e allo spettacolo del gruppo della Marmolada, lo scenario è stupendo e ci lascia a bocca aperta.

Proseguiamo in discesa verso Canazei, per poi affrontare il passo Pordoi dal lato meno famoso, la salita è lunga 13 km con una pendenza regolare al 6% e con tutta calma arriviamo in vetta a 2242 m.

La vista che si gode sul Pordoi è magnifica, difficile da raccontare su carta.

Arrivati ad Arabba ci rilassiamo, e dopo aver mangiato esploriamo il bel paesino di Arabba, veramente un ottima base logistica per i nostri giri.

3° giorno

Oggi ci aspetta il giro dei quattro passi, Pordoi, Sella, Gardena e Campolongo, il giro più panoramico della vacanza, dopo un breve riscaldamento affrontiamo il Pordoi, il più celebre dei quattro passi, di fronte a noi il massiccio erto come un castello cambia colore con il levare del sole e il fischiare delle marmotte sembra incitarci all’ascesa, in questo contesto non sembra neppure di far fatica.

Quasi in cima al Pordoi l’incitamento degli escursionisti ci fa sentire come dei veri professionisti, ma successivamente la voce di un bambino che dopo averci visto esclama al padre “come vanno piano” ci riporta subito con i piedi per terra o meglio sui pedali.

Dopo pochi km di discesa imbocchiamo il bivio per il passo Sella, la salita da qui non è eccessivamente lunga, solo 5 km e la pendenza media è del 7%, lungo la salita siamo costantemente sotto le Torri del Sella, questo particolare gruppo roccioso molto simile a delle torri e anche qui il paesaggio è decisamente bello.

Scendiamo fino al bivio del Plan de Gralba, per il passo Gardena, da qui arriviamo in cima al passo tra i complessi rocciosi del Sella e del Sassolungo in uno scenario mozzafiato.

Scesi a Corvara affrontiamo il Campolongo con una certa leggerezza, e ritorniamo ad Arabba estasiati da questo meraviglioso giro.

Rilassati e ristorati decidiamo di ritornare in macchina sul passo Pordoi e con la funivia di andare al Sass Pordoi 2950 m s.l.m, da dove abbiamo potuto ammirare un magnifico panorama circolare che domina tutta la vallata.

4° giorno

E’ il giorno più duro, ci aspettano 2400 metri di dislivello in 88 km, oggi affrontiamo Campolongo, Valparola, Falzarego e Giau.

Partiamo presto e affrontiamo subito il Campolongo, che da Arabba è più impegnativo e questo non ci voleva, da Corvara a La Villa la strada è trafficata e soffriamo un po il fatto di non poter chiacchierare appaiati, ma finalmente arriviamo ai piedi del Passo Valparola, i primi km sono più semplici, ma gli ultimi 5 km sono costantemente sopra 8% e si fanno sentire tutti.

Il passaggio sul passo Falzarego è solo una questione di fermarsi e scattare una foto, in quanto questi due passi si trovano sullo stesso crinale a distanza di 1,5 km, anche qui il panorama e decisamente bello e anche il meteo in questi giorni è stato decisamente ottimale.

Scendiamo verso Pocol per affrontare l’ultima asperità della giornata, il passo Giau, poco più di 8 km con una pendenza media del 8%, ma soprattutto, quello che le cartine non dicono, dei continui cambiamenti di pendenza che spaccano le gambe.

Siamo stanchi, sarà per la giornata impegnativa con questo Giau decisamente difficile da decifrare, sara perchè è quattro giorni che pedaliamo, ma anche gli ultimi 30 km vallonati, che ci restano per tornare ad Arabba, si fanno sentire tutti.

Rifocillati a dovere ci infiliamo in sauna ed idromassaggio, il tutto compreso nel prezzo delll’hotel.

5° giorno

E’ ora di tornare a casa, e dopo aver fatto colazione ed aver pagato l’hotel, ci dirigiamo verso il Lago di Misurina, per affrontare l’ultima fatica, Le Tre Cime di Lavaredo, salita corta con gli ultimi 3 km sempre sopra il 12%.

E’ un altra bella giornata di sole e lo scenario non è da meno di quello visto fino ad ora, sul lago si rispecchiano le Tre Cime e si respira un aria incantevole.

Dopo un breve riscaldamento, partiamo per affrontare l’ultima asperità della vacanza con un certo vigore, a differenza di tutte le escursioni fatte in precedenza, vuoi perchè i km che andiamo ad affrontare sono pochi e la salita è corta, vuoi che è l’ultimo giorno, ma oggi si respira un sano agonismo ed arrivare in cima è stata un impresa.

E’ ora di tornare a casa, tra il traffico dei vacanzieri che affollano le autostrade, pensando già a dove si potrebbe andare il prossimo anno, estasiati dal panorama che abbiamo potuto godere in questi giorni, che da solo vale la vacanza.